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La donna delle grandi sfide

Myriam Volterra, fondatrice e Ceo del LuxuryItalianBrands by Myriam Volterra, è un’imprenditrice italiana. Fin da piccola manifesta una grande passione per la moda e tutto ciò che riguarda armonia, eleganza e bellezza. Cresciuta in un ambiente raffinato, poliglotta e ricco di stimoli, intraprende gli studi in Italia e all’estero. Il suo successo è dovuto alla capacità di osare e sfidare le convenzioni affidandosi al proprio intuito e alle proprie visioni, qualità che l’hanno portata a creare un’azienda-leader nel mercato del lusso.

«Fin da piccola parlavo cinque lingue. Sono fermamente convinta che il successo nella mia vita sia dovuto soprattutto all’educazione cosmopolita che mi hanno impartito i miei genitori. Mi sento una cittadina del mondo».

Impegno, determinazione e volontà sono le parole chiave del successo di questa imprenditrice instancabile che fin da giovane ha sempre agito cogliendo di volta in volta le offerte di lavoro che si sono presentate.

«A 17 anni ho lavorato come interprete per la Fiera di Milano. Non mi tiravo mai indietro. Facevo le fotocopie, portavo il caffè ai clienti, chiudevo gli scatoloni con la merce da spedire. Ero severissima con me stessa, per questo oggi lo sono con i miei dipendenti. È stato il punto di partenza per la mia carriera nel mondo degli affari e per affrontare nuove sfide».

I primi passi ne mondo della moda

La storia di Myriam Volterra? Sembra un film. Dopo un primo impiego in una società metalmeccanica che produce saldatrici elettriche, la giovane va a lavorare per Annalisa Ferro, un piccolo marchio di abbigliamento femminile. Nel giro di poco tempo incrementa il fatturato che passa dal 5 al 53%. Da quel momento la sua gavetta finisce e inizia il suo lavoro come freelance. E la scalata verso il successo.

«Nel 1978 ho lavorato per Ferrante Tositti Monti, uno dei primi showroom a Milano nell’epoca d’oro della moda italiana. Mi occupavo delle vendite con buoni risultati. Quando la mia diretta superiore si ammalò, mi misero al suo posto per una sostituzione temporanea. Fu l’occasione per dimostrare quello che sapevo fare. Portai a termine un ordine superiore ad ogni aspettativa e diventai famosa nel settore delle vendite. Fu allora che Gianfranco Ferré mi convocò per offrirmi una posizione di sales manager. Fu un’esperienza esaltante che durò quattro anni. Conquistai la seconda posizione più̀ importante dell’azienda che fu il trampolino di lancio per le mie attività successive. Come una collaborazione prestigiosa da Les Copains, dove lanciai la linea Ursula»..

It's just business. Per Myriam Volterra arriva il momento di mettersi in proprio. I tempi sono maturi. Ha già accumulato una notevole esperienza nel settore del lusso e ha in mente un’idea di business vincente. È arrivata l’ora di concretizzarla.

«Un giorno un amico mi suggerì di mettermi in proprio. Mi parlò di un nuovo settore da esplorare nel campo della merce di stock della stagione precedente. L’idea mi piacque e mi misi subito all’opera. Feci delle ricerche di mercato, trovai un primo cliente, un olandese, e ne individui degli altri interessati a quel tipo di prodotto. Iniziai a portarli in giro per comprare merce di stock».

My marketing. Cos’è il marketing? La definizione comune parla di “un complesso di tecniche intese a porre merci e servizi a disposizione del consumatore e dell’utente ai costi più bassi per il consumatore e nello stesso tempo remunerativi per l’impresa”. Il marketing di Myriam Volterra, oltre a un’indiscussa capacità di valutazione del mercato, è esperienziale, ossia basato sulla sua personale esperienza basata su intuito, lungimiranza, capacità di previsione e creatività.

«Non ho mai studiato marketing, credo che fare dei buoni affari dipenda dal Dna. Prima di iniziare un business è fondamentale guardarsi intorno, studiare bene il mercato e le persone con cui si stabiliscono dei rapporti professionali. Niente è davvero impossibile, io ho semplicemente colto le occasioni che mi si sono presentate di volta in volta. È una questione di tempismo, buon umore ed energia».

My communication. «La comunicazione si basa sulla visibilità̀ fisica e virtuale. Bisogna attirare l’attenzione, soprattutto in un mercato competitivo come quello in cui opero. Niente va lasciato al caso. Partecipare agli eventi, conoscere gente, essere sempre online sono le prime regole. Anche viaggiare è molto utile per essere aggiornati sulle trasformazioni nel mondo. Essere consapevoli della realtà in cui viviamo è fondamentale».

«Non bisogna trascurare mai nulla, ogni dettaglio è fondamentale: partecipare agli eventi, conoscere gente, essere sempre online sono le prime regole. Anche viaggiare è molto utile per essere sempre aggiornati sulle trasformazioni nel mondo e nelle tecnologie. Sono stata tra i primi ad avere un telefono cellulare e un fax. Essere consapevoli della realtà in cui viviamo è un must».

The Burlington Cotton Factory, un caso di studio. Diversi anni fa, per ampliare il business, Myriam Volterra decide di partire per New York con una lista di contatti che le fornisce l’Istituto Italiano di Commercio. È un viaggio illuminante in cui l’imprenditrice realizza l’importanza di una “buona leadership”, basata su un rapporto empatico e costruttivo con i propri dipendenti e collaboratori. Il racconto di questo viaggio diventa un case history.

«Mentre mi stavo rilassando in una stanza all’Hilton Hotel - erano circa le sei di pomeriggio -, diedi un’occhiata alla lista dei contatti accompagnati da un numero di telefono. A un certo punto lessi il nome dell’amministratore delegato di seicento negozi. Era il momento ideale per telefonare. La segreteria non era più operativa e mi rispose lui in persona. Mi fissò subito un appuntamento nel New Jersey e non persi tempo. Tre ore di macchina e arrivai a destinazione. Entrai in una stanza piena di impiegati e nessuno mi degnò di uno sguardo. Nessun caffè, nessun cappuccino, mi sentivo fuori luogo e trascurata. Da lì a poco arrivò l’amministratore delegato ordinando ai suoi dipendenti di offrirmi qualcosa da bere. Solo dopo si rivolse a me dedicandomi una decina di minuti del suo tempo. Due settimane dopo ricevetti un contratto: ero ufficialmente il loro esclusivo buying office. Quell’incontro fu determinante per la mia carriera. Mi resi conto che una buona accoglienza è fondamentale. Oggi cerco di fare altrettanto ogni volta che qualcuno si presenta nel mio ufficio. Saranno sempre i benvenuti, accolti con un caffè e con tutta la mia disponibilità. Ritengo che l’ascolto degli altri sia la cosa più importante e preziosa che ogni persona, di qualunque estrazione e livello sociale e culturale, non dovrebbe mai dimenticare. Ascoltare gli altri non ha prezzo».